È un caldo pomeriggio estivo e sono chino in un fitto boschetto di nocciolo dell’Appennino piacentino. Sono salito fin quassù, da solo, con due obiettivi precisi: trovare qualche porcino e decidere in quale facoltà iscrivermi. Ho infatti ricevuto una soffiata relativa alla nascita dei funghi e, al tempo stesso, ho un dubbio che mi attanaglia da settimane: mi iscrivo a Lettere o a Scienze forestali?
Di porcini ne trovo diversi, mi siedo soddisfatto all’ombra dei noccioli e osservo appagato il cestino pieno di funghi giovani, sani e carnosi. Ma il dubbio rimane, insistente.
Del resto, qualcosa di simile si era già proposto alcuni anni prima, al momento di scegliere a quale scuola superiore iscrivermi: il Liceo classico, come mi aveva fortemente consigliato la mia prof. di lettere, o l’Istituto tecnico agrario? Vinse agraria, per due motivi: fin da allora amavo stare all’aria aperta ed ero molto legato a mio nonno, agricoltore da una vita.
Ma ora, che un po’ sono cresciuto, la scelta è più complicata. Le montagne, quelle che dalla piatta pianura di Sarmato, il mio paese, vedo così lontane, mi attirano come una calamita. È stata mia mamma ad indirizzarmi verso quel mondo, assieme al mio parroco-escursionista. Al tempo stesso mi attrae il giornalismo, mi coinvolge la politica, che è il sentiero di vita di mio padre, mi piace scrivere e, da come dicono, mi riesce bene.
Una leggera brezza muove le fronde dei noccioli e, sarà la solitudine, saranno i porcini, sarà il senso di libertà che solo la montagna mi sa dare, sento un brivido d’emozione salirmi lungo la schiena. Penso che qui, in montagna, in particolare nel bosco, ci sto proprio bene, mi sento vivo, è il mio “habitat naturale”.
Deciso, dubbio risolto. Domattina mi iscrivo a Scienze Forestali!
Sono passati diversi anni da quel pomeriggio sotto le fronde di un comune noccioleto, divenuto casualmente il luogo della decisione che ha indirizzato la mia vita. Dalla piatta pianura piacentina, dove sono nato e cresciuto, a Firenze, culla del Rinascimento ma anche delle Scienze forestali in Italia. Poi in Val di Fiemme, in Trentino, dove ho capito per davvero cosa fa un Dottore forestale e quali sono le sue interconnessioni con gli operatori del bosco ma anche i cittadini, i turisti, la società. Infine ad Arezzo, sede di Compagnia delle Foreste e della rivista Sherwood, dove di alberi e boschi si discute, si producono tanti e diversificati prodotti di comunicazione, si scrive.
Ecco, oggi posso dire di stare camminando su quel “crinale” tra ambito umanistico e scientifico, tra giornalismo e ricerca, tra politica e tecnica, tra foreste e comunicazione, che ha sempre caratterizzato il mio percorso di appassionato di scienza, di montagna, di boschi, ma anche di libri, di attualità, di scrittura, di fotografia.
Quando mi è arrivata la mail di Ferdinando Cotugno con la proposta di creare assieme un podcast con cui raccontare le foreste italiane ho ripensato a quel pomeriggio di tanti anni fa, nel noccioleto.
Quel giorno non ho soltanto deciso a quale facoltà iscrivermi. Dinnanzi ad un bivio tra due versanti ho scelto, forse inconsapevolmente, di iniziare a camminare lungo il crinale.
E il crinale, in fondo, è uno stretto e lungo ECOTONO, dove ecosistemi diversi si incontrano...
Quindi, zaino in spalla, la strada è lunga, questa nuova avventura "di crinale" è solo all’inizio!