Storicamente, il castagno ha ricoperto un ruolo chiave nell'economia rurale dell'Europa meridionale. Tuttavia, nel secolo scorso, a causa della diffusione di fitopatologie e dei diffusi cambiamenti socioeconomici, si è assistito prima ad un sostanziale cambio della gestione (da frutteto a ceduo) e successivamente ad un diffuso abbandono. Ciò ha spesso determinato un aumento della biomassa in bosco e della competizione intra- e inter-ceppaie, con la conseguente elevata mortalità dei polloni e delle ceppaie stesse. Questo, in molti casi, ha causato un problema di ribaltamento delle ceppaie che, a sua volta, ha provocato instabilità dei pendii. Inoltre, in molte zone suscettibili agli incendi, è indubbiamente aumentato il rischio, ulteriormente aggravato dall’avanzare della crisi climatica.
In questo difficile contesto, nelle Langhe liguri (dove i castagneti sono molto diffusi), il progetto di associazionismo forestale InVouderm mira ad intervenire rapidamente ripristinando la gestione dei cedui di castagno in avanzata fase di abbandono. Tra i partner del progetto c’è anche l’Università di Torino, che attraverso i ricercatori del Dipartimento DISAFA ha iniziato una sperimentazione selvicolturale relativa a due diversi aspetti:
- la possibilità di ceduare i castagneti anche in estate, oggi non prevista dalla normativa;
- l’opportunità di diffondere la matricinatura a gruppi, un approccio innovativo volto a creare isole di biodiversità più stabili rispetto alle classiche matricine isolate.
Sono questi i temi del nuovo video di InVouderm, realizzato da Compagnia delle Foreste (riprese e montaggio).